giovedì 21 gennaio 2010

sotto zero

Ho delle giornate lunghe, faticose e uguali, punteggiate di telefonate ogni quarto d'ora, preventivi, ordini, clienti, beghe da risolvere, pranzi e cene e ricerca di vestiti in scatoloni sempre più complicati da tenere a bada. Alla sera, anzi, quando è già notte da un po', per dormire mi guardo qualche telefilm.
Di solito quelli banali, con le trame prevedibili e i colpi di scena a effetto, che mi fanno addormentare senza rimpianto se non arrivo alla fine e non so come si conclude l'episodio.
Ma sono giorni di grandi riflessioni e di vaga malinconia e ieri sono riuscita a ritrovarmi un cuore stretto stretto nel vedere una puntata di Grey's Anatomy in cui la super dottoressa cazzuta che ha appena perso un bambino e vorrebbe andare a lavorare già dopo cinque minuti, viene costretta nella sua stanza e, dopo una serie di circostanze, scoppia a piangere in un modo del tutto incontrollato e grida "cosa mi succede? Datemi un sedativo!"

Grey's Anatomy
piace a un sacco di gente che conosco, a me sembra un po' Beautiful solo con parecchio più sangue, cuori aperti, bisturi e qualche battuta arguta, eppure quando il dottore-fidanzato della super dottoressa cazzuta, grande e grosso e attraente arriva nella stanza di lei, non dice una parola e si stende sul lettino e l'abbraccia, ecco che mi si è rattrappito il battito e mi sono ritrovata con fazzolettino e lacrimuccia a dire "che meraviglia quel gesto" e poi immediatamente in "seh ma di che parlo, io quel gesto a mala pena lo conosco e adesso lo rifiuto come se fossi un cavo elettrico scoperto che può fulminare chi lo tocca".

Morale della favola: è più algida la biondina algida della dottoressa algida, perché ha algida anche l'immaginazione.

venerdì 15 gennaio 2010

la stanza bianca

In una casa silenziosa e piena di luce apro uno scatolone, poi un altro, e le mie cose sembrano rianimarsi, sembrano proprio diverse in quellla luce nuova e accecante.
Alle nove del mattino con addosso gli stivali di mia madre e un maglione di mio padre respiro calce e polvere e do una nuova vita ai libri, così schiacciati nei cartoni, alle tazze da tè, avvolte nelle pagine di vecchi giornali, alla poltrona, asfissiata sotto il cellophane.
Respiro anche io.
Respiro quel silenzio e quel bianco, e penso che ho proprio voglia di svegliarmi lì, di camminare in calzettoni sul legno chiaro, di farmi il tè di nuovo, col vecchio ma fedele bollitore verde, di accendere la radio.

Ho bisogno di spazio e di solitudine.

Inoltre ho bisogno che la gente la smetta di chiedermi, insinuare o alludere al fatto che in una casa nuova ci si va a vivere in due.

"Carina questa casa. Allora quando vi trasferite?"
"Vi?"

"Cambio casa, sto per trasferirmi in via tal dei tali"
"Ah bene! Ti sposi?"

" mm.. No."

"Vai a convivere?"
"..."

"Buongiorno, vorrei fare un cambio di residenza."

"Che c'è? Sei già stufa di vivere con la mamma?"

"No, è che sono troppo vecchia ormai. Sono così vecchia e rimbambita che non mi ricordo già più il momento in cui le ho dato il permesso di darmi del tu."
"Scusi..."

sabato 2 gennaio 2010

2010

C'è un vento gelido che soffia da qualche paese del nord, si infila al centro delle nuvole e le disperde e si sostituisce a questo caldo appiccicoso e umido. Finalmente si può smettere di respirare acqua, l'aria torna secca.

Se n'è andato il 2009.

La notte di capodanno sono andata a dormire in un letto che non è mio, con venti coperte tutte diverse una dall'altra, dopo aver riso, essermi ubriacata, aver saltellato e poi anche aver consolato ed essere consolata a mia volta.
Poi, alle quattro e mezza del mattino, mi sono resa conto che non sarei tornata a casa mia.
Allora mi sono incamminata per la via del ritorno lacrimando un po', un po' tirando su col naso.

Questo post è dedicato alla casetta di San Frediano.

Nella casetta di San Frediano sono successe tantissime cose.
Mentre camminavo fra le pozzanghere mi sono saltate addosso tutte sparse come perline cadute alla rinfusa da una collana spezzata.
La sera prima di laurearmi, quando ho appoggiato sul letto i vestiti che mi sarei messa.
La prima volta che ho visto la luna entrare dentro la stanza.
La sera estiva che ho passato a mangiare ciliegie sul balcone col vino bianco e i grilli.
Quel momento pazzesco in cui ho quasi perso i sensi mentre facevo l'amore.
Il mio amico che passa con me una notte intera per soccorrermi se mi fossi svegliata e mi fosse venuto da piangere.
Un mese intero passato a vomitare ogni notte dal dolore.
i litri e litri di tè consumati mentre studiavo.
Tutte le bellissime cose che ho letto.
Tutti i film guardati per prendere sonno col pc fra le coperte.
Un anno di sveglie alle 5 del mattino per andare al master e la città pietrificata e silenziosa proprio sotto il mio portone.
Il rumore del fiume e le campane della chiesa durante la notte.

Molto altro ancora, che non si può raccontare.