domenica 31 maggio 2009

addictions


Sola in questa casa non mia, leggo.
Penso, bevo litri e litri di acqua, mi stiro le gambe.
Ho appena finito un lavoro, adesso non riesco quasi a muovere un dito.

Accendo un'altra sigaretta. Vorrei avere l'energia per mettermi a studiare ancora un po'. Invece leggo, mollemente stesa fra un cuscino e un bracciolo del divano più scomodo della terra, leggo frammenti e poi abbasso il libro, anche per dieci minuti interi, mentre un po' d'aria si infila nella stanza dalla finestra socchiusa.

Lascio decantare e mischio quello che leggo a quello che penso, e poi per lunghi istanti non penso proprio a nulla e mi guardo la mano destra, che sembra persino un po' abbronzata, e il colorito fa risaltare un po' di più il cerchio d'oro dell'anello.

E' molto tardi, considerata l'ora del mio risveglio di questa mattina.

Ho parlato con una persona simpatica per quasi un'ora, anzi per un'ora e venti, confrontando delle cose e sorridendo ogni tanto. Ogni tanto mi subentrava un imbarazzo strano, più che imbarazzo una ritrosia, il classico segnale di allarme di quando mi sto aprendo troppo, e facevo subito marcia indietro.
A un certo punto abbiamo detto quasi in coro "tanto ormai non mi fido più di nessuno".
Poi ci siamo messi a ridere, al pensiero di che bella vecchiaia da brontoloni ci stavamo preparando. Ci siamo salutati dopo un'ultima sigaretta.

La mia mente è di nuovo corsa lontano a tutti gli impegni, a tutte le cose da fare a tutte le strade da percorrere. Lasciarsi andare a certi piccoli piaceri, anche quello di una chiacchierata rilassata, crea una sottile dipendenza. Istilla la possibilità di rimandare qualcosa a dopo, di potersi permettere il lusso del tempo. E io non ho tempo per le dipendenze, nemmeno quelle piccole, a meno che, come una sigaretta, non possano essere consumate fra una corsa e l'altra, fra un bus e l'altro, fra una consegna e l'altra, in non più di sette minuti.
E ormai, anche di ogni sigaretta, ne butto via almeno la metà.

martedì 19 maggio 2009

conclusione del ragionamento

I fatti sono tanti.

Il fatto è che non scrivo più e che non vado più al cinema. Le due cose che amavo di più e che ho sempre fatto, cascasse il mondo, anche in piena depressione e in pieni tumulti esistenziali e/o ormonali.
Il fatto è che non credevo che si potesse essere così stanchi da non riconoscere la propria faccia la mattina e che non credevo che mi sarebbe successo di passare una serata intera a piangere al telefono con l'amico lontano, senza sapere perché, ripetendo come un disco rotto sempre le stesse due frasi, una delle quali era "scusa ora smetto" e l'altra "non so che mi prende".
Il fatto è che oggi al concessionario non volevo nessuna vespa, volevo solo andare avanti a trascinarmi a piedi e in autobus per la città perché nessuna vespa mi ridarà la mia -lo so, è una cazzata sentimentale, lo so- e soprattutto nessuna vespa mi ridarà l'euforia del momento in cui l'altra vespa è arrivata, lo spumante stappato, l'estate che arrivava e la foto in bianco e nero che mi sono fatta scattare il giorno dopo a cavallo del nuovo destriero.
Il fatto è che ho un sacco di progetti bellissimi, un sacco di gratificazioni, un sacco di cose da fare e un sacco di capacità (e quanto tempo era, signora mia, che non mi facevano notare che ho delle carte, sul serio, nel mio campo e non in dieci altri che non c'entrano niente? secondo me si torna indietro veramente di almeno dieci anni, senza scherzi) e non mi va di raccontare niente a nessuno, e forse non serve, forse non sono nemmeno capace di raccontare queste cose.
Il fatto è che viaggio come una trottola e che sono sempre in treno.
Che Torino mi è sembrata bella, ma siccome viaggio sempre come una tartaruga con cinquanta bagagli sulle spalle, anche il week end a Torino è stato carico di ombre. E lo stesso varrà per Venezia, la prossima settimana, anche se per fortuna le mie ombre me le porterò dietro da sola perché -lo dico una volta per sempre- non sono in grado di muovermi in branco.
Il fatto tirando le somme è sempre uno solo.
Che la nuova valigia rossa e le passeggiate all'alba in giro per la mia città, e tutte le cose belle, e tutte le persone belle, non bastano a impedirmi di odiare me stessa.

Ed è una fatica tremenda, davvero, anche se ho delle ottime ragioni.

mercoledì 13 maggio 2009

A quanto pare l'attività prevista per la giornata di oggi era "distruggi i ricordi felici".
Se lo sapevo mi organizzavo.