domenica 20 aprile 2008

fiducia

E' una giornata così bella che fa venire le lacrime agli occhi.

La musica strazia, mentre i colori del cielo si sono finalmente pacificati su un turchese limpido e accecante. Il negozio è vuoto, io lavoro zitta zitta alle mie pagine mentre tutti si stiracchiano ancora sotto le coperte e aspettano il caffè.

Non sono stanca oggi. Sono talmente tanti giorni che non dormo che ormai il mio corpo si è stabilizzato sulle quattro-cinque ore di sonno. Stanca no, forse un po' confusa.
Di recente parlare di me mi fa fremere. Quando mi siedo e raccolgo le idee un momento, mi sento sempre un po' sopraffatta.
Ma mi piace godermi le piccole cose.
Il barista che chiede "il solito?", l'I-pod mentre vado in motorino e la strada è assolata e deserta, la signora di fronte che mi porta la bomboniera perché il figlio si sposa e "sai che la tua candelina è stata il primo regalo che ha ricevuto? "

Buonismo veltroniano?
No.
Proprio no.
Malinconia piuttosto, e desiderio di credere alle persone.

mercoledì 16 aprile 2008

nuda

Oggi aggiungo un piccolo successo a una lista di cose lasciate a metà. Oggi mi sono messa in tasca una briciola di orgoglio che è solo mia. Che ripaga di tanta fatica e di tanta guerra interiore ed esteriore: oggi mi merito di andare a dormire con un romanzo (un romanzo, attenzione, non degli appunti, non delle pagine word da scorrere, e non un saggio, ma un romanzo vero e proprio, e lo voglio nuovo di zecca, lo voglio pescare dalla sezione della libreria dei libri da leggere, che è sempre più folta di costole colorate e attraenti)

Oggi è una giornata in cui vorrei essere felice, ma ho sonno e questa felicità la conservo per un momento migliore. Mi limito a fare dei sorrisi e a nascondere ben bene sotto il tappeto quel piccolo timore che le cose si guastino.

Tante cose si costruiscono con fatica e altre (anche impercettibilmente, eppure si sente, a volte, un rumorino di assi che scricchiolano) si sgretolano davanti ai miei occhi; io vedo tutto, ma proprio tutto, sono sempre stata una che vede tutto, e volendo è sempre stata un po' la mia sciagura. Però è così. A volte per non essere proprio una foglia al vento faccio finta di non capire. Ma faccio solo finta.

La biondina stasera si coccola.
E parte, di nuovo come l'anno scorso, per la grande mela.

martedì 8 aprile 2008

giovedì 3 aprile 2008

clienti

-Non c'è M.?
-No ci sono io.
-mm. Allora passo domattina.
-Perché scusi? Domattina ci sono di nuovo io.
-Ah. No, guarda, voglio più sconto di così. Chiamami la mamma.
-Chi scusi?
-Chiamami la mamma dai, tanto il negozio non è mica tuo, è lei che decide.

(La mamma!!!??? Sono senza parole. Senza parole.)

No signora. Non siamo mica al mercato. Questo è il prezzo.

Ah, e la informo che se davvero decidesse la mia mamma dovrei tirarle dietro il vaso, i fiori e anche una ciabatta.

cinque del mattino

Era scuro da così tante ore fuori che poteva essere quasi mattina.

Un po’ caldo, un po’ freddo, soprattutto alla spalla.
Un pensiero ricorrente.

Un po’ chiudere gli occhi un po’ trovarli spalancati ad indovinare l’ora secondo le stelle che si vedono dal rettangolo nero della finestra.
Ma ecco, il vicino di sotto ha acceso le luci (si capisce dal chiarore che arriva da sotto le foglie dell’albero, che improvvisamente sembrano vive anche loro) e sta uscendo per andare al lavoro. Quindi sono le tre e mezza, più o meno. Chissà che mestiere fa il vicino di sotto.

Forse ho fame. No mi sembra di no. Sete? Boh, forse. La bottiglia dell’acqua è troppo lontana dal letto. Facciamo che non ho sete.

Potrei mettermi a finire quel lavoro che ho in sospeso da tre mesi. Ma riaccendere il computer significa che la notte è proprio finita, che è già giorno e che sono già in moto sul serio, e questi sono straordinari che nessuno mi paga. Anzi li pago io, in salute.

Mi giro di là.

Cuscino troppo basso. L’ho cambiato per colpa della spalla bloccata, per facilitare la posizione corretta di collo e scapole, per evitare quella curvatura innaturale delle vertebre all’altezza della cervicale. So che la mia maestra di yoga sarebbe fiera di questa iniziativa. Ma adesso mi manca il respiro. Mi sento troppo lunga, mi sembra di non poter vedere abbastanza angolazioni.

Pensiero ricorrente, di nuovo.
Forse se mi addormento lo sognerò.

Non voglio.

Eppure torna, come un pendolo, fa avanti e indietro si allontana piano piano poi torna giù come una mannaia, scatena tutte le paure poi si riallontana.
Mi fa male la spalla, porca miseria. Il cerotto va cambiato.
E’ un dolore tale che in confronto l’estrazione dell’ultimo dente del giudizio mi è sembrata uno scherzo.

Guardo fuori di nuovo. Il cielo è di un colore diverso. E’ blu, non è più nero. E’ blu, scuro ma blu. Mi restano forse tre ore utili di sonno.

Faccio apposta a non guardare l’ora, sennò mi do dell’imbecille.

Pensiero ricorrente.
Pensiero ricorrente.
Pensiero ricorrente.