sabato 31 marzo 2007

giovedì 29 marzo 2007

domande

Quello che la serata offre sono gocce di pioggia pesanti come martelli mentre attraverso la città in motorino col freddo fin dentro le ossa e la spalla che torna a far male.

Quello che la serata offre è un bivio fra sprofondare sotto le coperte e vedere un vecchio stupido film o continuare a studiare almeno un’ora, un’ora sola, che è sempre meglio di niente. Un’ora, dieci righe forse, se scrivo piccolo potrebbero trasformarsi in qualcosa di utile, ma potrebbero anche prendere quella china di quando sono stanca e scrivo senza punteggiatura e mi scordo di mettere le maiuscole ai titoli dei libri. Quelle distrazioni che fanno arrabbiare il mio professore più del ritardo di una consegna o della mia titubanza a dire quello che penso quando lo penso, che lui temo scambi per una specie di civetteria.

Dieci righe o un vecchio film con un attore sexy, che faccia le veci di un libro sul comodino, che stasera non riuscirei nemmeno a reggere senza farmelo cadere sulla faccia.

Quello che vorrei davvero invece è una mano calda appoggiata sulla schiena, chiudere gli occhi e credere che la giornata di domani sia facile, fatta di impegni già assolti, fatta di cose da buttare dietro le spalle.

Stanotte ho sognato l’America. C’erano tutte le persone che ci dovevano essere, ma poi c’era anche M. che mi diceva “La prima volta che siamo andate in Inghilterra eravamo insieme, e anche la prima volta che vai negli Stati Uniti ci devo essere anch’io”. E rideva e io ero contenta, mi sembrava naturale che si fosse aggiunta al numero dei viaggiatori.

Forse la verità è che sono tutti troppo lontani, che le persone mi mancano e anche se sono vicine al cuore a volte le vorrei accanto per un’occhiata complice, o un pizzicotto.

venerdì 23 marzo 2007

..ma ce la farò.

ventidue marzo: pochi dati essenziali.
(il massimo che riesco a fare visto che gli occhi mi si abbottonano mentre scrivo con un solo dito)

sclerate pesanti: 3
abbracci con amici compiacenti: numerosi (anzi, grazie)
esaurimenti nervosi: 1
lavoro: moltiplicato per dieci
giorni che mancano a riavere una specie di vita normale: 2
bollette da pagare: 2
soldi nel conto: mmm


Per fortuna ci sono anche diverse buone notizie. Ma le conservo nascoste, perché gli dei, si sa, sono invidiosi...

mercoledì 21 marzo 2007

cristallo

Felicità raggiunta si cammina
per te su fil di lama.
Agli occhi sei barlume che vacilla,
al piede teso ghiaccio che s'incrina;
e dunque non ti tocchi chi più t'ama.

Se giungi sulle anime invase
di tristezza e le schiari, il tuo mattino
è dolce e turbatore come i nidi delle cimase.
Ma nulla paga il pianto del bambino
a cui fugge il pallone tra le case.
E. Montale

lunedì 19 marzo 2007

bei momenti

il bagno della casetta d'oltrarno, come si presenta dopo la prima giornata di lavori. La scritta forza milan sullo specchio l'ha messa il muratore diciottenne, invece sull'altro specchio le mie coinquiline hanno ribattuto con la scritta forza napoli. Giusto, è bene stabilire un dialogo su certi valori fondamentali.
Questa situazione mi deprime, non ci posso fare nulla, e lo so che è una faccenda totalmente priva di interesse, in una giornata di liberazione di ostaggi e distensione, ma se la metto giù così almeno mi sfogo un po'.

giovedì 15 marzo 2007

lunedì 12 marzo 2007

la faccia nascosta della biondina (che è tanto tanto dolce, però...)

Sembri tesa. Nervosa.
Lo so. Un po’ lo sono.

Il fatto è che ogni giorno che passa mi sembra sempre di più di vivere due storie in parallelo. Come la luna: una faccia chiara e l’altra scura, una luce e un’ombra. In una storia sono libera, piena di belle sorprese, di progetti e di aspettative elettrizzanti. Leggo cose interessanti, vedo gente simpatica, chiacchiero, ascolto musica, vado al cinema. Mi occupo di me stessa, mi curo le ferite, mi metto nell’ottica di migliorami, di crescere e di diventare una bella persona, per quanto possa.

Nell’altra storia accumulo fatiche, insuccessi, noia e soprattutto persone con cui non chiederei di meglio che litigare forte.

L’uscita delle venti e trenta della mia padrona di casa per esempio.

“Sono entrata in casa stamattina per pulire il bagno prima che vengano gli operai e mi sono messa vergogna. Non si può tenere così un appartamento.”
“Forse sto sognando” mi sono detta. “Questa donna è venuta a pulire il mio bagno mentre non c’ero? E mi sta davvero dicendo che la mia camera era in disordine? E che sono tornata al liceo che mi devono dire di piegare le magliette e metterle nell'armadio?”

“Le è venuto in mente” dico con gentilezza ma mal celando una certa seccatura “che se non abbiamo l’uso dell’acqua ci può riuscire difficile pulire la casa a dovere?
“Le camere da letto sembravano un mercatino”

LE CAMERE DA LETTO?

E’ troppo. Non ho nessuna intenzione di giustificarmi (di cosa poi non si sa) e poi sono stanca, devo ancora cenare e stendere una lavatrice.

“Facciamo una cosa, vediamoci in settimana e parliamo di tutto va bene?”
E già mi viene voglia di aspettarla al varco, di dirle che non si permetta mai più di entrare in camera mia, che non si permetta mai più di dirmi come devo vivere, e poi rincararla con tutte le cose che mi hanno sempre dato fastidio: le telefonate di domenica mattina, le allusioni alla nostra vita sessuale, le migliaia di bugie che ci ha sempre appioppato, e mi viene voglia di dirgliele gridando forte, ma non tanto perché cambi qualcosa della nostra situazione, quanto perché mi farebbe bene.

La mia vita quotidiana è già fin troppo piena di fatiche inutili per dovermi occupare anche dell’ennesima (ennesima nel senso che le mie clienti sono così all 85%, però al negozio almeno mi pagano) casalinga frustrata con le manie di perfezionismo.

Mi viene in mente il giorno che l’ho conosciuta. Ero con mia madre. Lei disse “la casa è questa, le ragazze possono vivere come vogliono basta che non portino uomini in casa”
Mia madre che queste cose le vede come il fumo negli occhi la spettinò con una delle sue frasi lapidarie. Qualcosa del tipo “non si permetta di dire a mia figlia come deve vivere. Alla sua educazione ci abbiamo pensato noi quando era il momento.

E naturalmente da quel momento mia madre gode del rispetto incondizionato della signora.

Chissà se sarò in grado di essere così tagliente.
Eppure la mia faccia un po’ nera in questo periodo è pericolosamente scoperta. E quindi forse si sta avvicinando il giorno in cui riuscirò a fare quella sfuriata che tutti aspettano da anni.

Attenzione.

giovedì 8 marzo 2007

Esplosioni. (parte seconda)

Alle otto del mattino mi telefona la padrona di casa. Agitatissima, parla a raffica. Come è noto io la mattina appena sveglia capisco un quinto di quello che mi viene detto e solo se viene detto lentamente. Dopo vari tentativi di intergire con lei e varie stropicciature di occhi e orecchi riesco a capire che la mia coinquilina ha chiamato dal lavoro per dirle che il bagno è di nuovo bloccato. Che manderà suo figlio con uno sturalavandini per provare a far ragionare i tubi (ma con lo sturalavandini ci proviamo anche noi da secoli e non penso che il figlio –per quanto brillante giovane chirurgo, gioia di mamma e papà- cambi la situazione. Mah).
Ore otto e trentadue, arriva il figlio.
Occhi pesti faccia provata. Capisco che la madre ha chiamato anche lui con lo stesso tono. Dice: “Ho fatto la notte, vengo direttamente dall’ospedale. Scusa” (Scusa?).

Sguardi sonnolenti di reciproca comprensione.
Prova con lo sturalavandini. Niente naturalmente.
Se ne va sognando le sue coperte e scusandosi.
Ore nove e cinque richiama la padrona di casa.
“Mando gli operai con mio marito.”

E arriva il marito. Nervosissimo. E due operai colossali e bonari.
Dopo varie discussioni viene fuori che ci demoliscono il bagno.
Che staranno una decina di giorni a lavorare, demoliranno la vasca, metteranno la doccia, toglieranno gli specchi.

Addio serate a mollo con la paperella di gomma e i romanzi.

lunedì 5 marzo 2007

meglio ridere

ho addosso quel tipo di sonno di quando uno ha preso il sole tutto il giorno e si sente intontito e con gli arti pesanti.

Ma magari avessi preso il sole tutto il giorno.
L'ordine del giorno di oggi prevedeva un treno, una commissione in centro, un pranzo veloce, un po' di ritocchi alla nuova traduzione che ho preso, una ricerca bibliografica, sempre per la traduzione, altre commissioni lampo, lavoro.
in mezzo a tutto questo ho quasi fatto a botte con un tabaccaio, stamattina, dopodiché sono tornata a casa ruminando rabbia e desiderio di vendetta.
Desiderio frustrato per forza dal semplice dato di fatto che un tabaccaio in piazza Santa Croce a Firenze non fallirà mai, per quanto cafone e mostruosamente arrogante sia. Ma almeno sapete dov'è, semmai vi capitasse di poterlo boicottare.

Il dialogo è stato il seguente:
"ha il bancomat?"
"sì"
"allora vorrei delle sigarette e una ricarica telefonica"
"non puoi mica comprare queste cose col bancomat"
"ah no?"
"no."
"come mai?"
"perché io pago la commissione"
"e ha paura di andare fallito?"
"no, ma non vedo perché devo pagare la tua commissione bancaria (sottinteso stronzetta)"
"forse per dare un servizio migliore ai suoi clienti, ammeso che le interessi di averne"
ci guardiamo tre secondi per vedere chi abbassa per primo lo sguardo.
"allora che sigarette vuoi?"
"vuole"
"eh?"
"che sigarette vuole. (Che sono la tua compagna di banco delle medie che mi dai del tu?) "
"eh?"
"nessuna, buongiorno"

Sono un po' di giorni che questi attacchi di rabbia mi salgono come il latte lasciato sul fuoco. Poi ci soffio sopra e torna tutto normale.
Ma bollente, però.

Per farmi sorridere (ma anche scuotere forte forte il capino) ci voleva una delle gag che quotidianamente hanno luogo nel magico mondo delle candele. E, puntuale, eccola.
Oggi in negozio è entrato un cantante famoso.
L'ho riconosciuto, ma non mi importava un fico, così l'ho trattato come se non sapessi chi era.
Allora a metà della scelta fra le zinnie e le gerbere ha pensato di togliersi gli occhiali scuri (carisma e sintomatico mistero..) per vedere se mi sdilinquivo un po'.
Nulla.
Il massimo dello sconforto deve averlo provato quando, sul punto di pagare, ha scoperto che i fiori erano finti.
"Scusa sai, non sembravano.."
"lo so, lo so, si sbagliano in tanti.." (sorriso comprensivo)
E dire che sei anche stato a Sanremo, qualche fiore vero l'avrai pur visto almeno lì.

giovedì 1 marzo 2007

originalità poca, tenerezza tanta

Stasera sono tornata dal lavoro tardi, perché ho dovuto chiudere i conti di febbraio. Una busta in una mano, la borsa nell'altra, le chiavi fra le labbra. Arrivo al portone. Sul marciapiede c'è questa scritta fatta con la bomboletta.
Questo ragazzo non sarà un genio creativo, però che bello pensare alla sedicenne del piano di sopra che domattina si sveglia, corre a scuola e si trova davanti la sua dichiarazione. Me la vedo, che dice a una sua amica "vorrei anch'io una bella scritta sul muro, come lei di tre metri sopra il cielo" (gesummio gesummio, lo so). Vedo l'amica che va dal tipo e gli riferisce questo desiderio.
Sto invecchiando, ma questa cosa mi intenerisce davvero.